CODICE ROSSO. Un anno dalla legge contro la violenza sulle donne

CODICE ROSSO. Un anno dalla legge contro la violenza sulle donne

PER AMMAZZARTI MEGLIO – Con Ilaria Bonuccelli e la partecipazione di Paola Di Nicola, magistrato.

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Il 19 luglio 2019 è stata approvata dal Parlamento la legge n.69, generalmente conosciuta come Codice Rosso, che ha previsto un rafforzamento della tutela nei confronti delle donne vittime di violenza domestica e di genere. Ad un anno dall’entrata in vigore di questa nuova normativa, Ilaria Bonuccelli fa il punto della situazione con il magistrato Paola Di Nicola, che di recente, insieme al Procuratore Francesco Menditto, ha pubblicato un libro che approfondisce i diversi aspetti applicativi della legge 69/19.

Con il Codice Rosso il nostro ordinamento si è dotato di un valido strumento per il contrasto della violenza contro le donne, seppure a fare la differenza tra le disposizioni normative e la loro applicazione nei casi concreti, è l’interpretazione giuridica da parte dei diversi operatori.

Da questo punto di vista, l’unica via da percorrere – secondo l’esperienza della dr.ssa Paola Di Nicola – è quella della formazione, tesa a rimuovere i pregiudizi culturali ancora esistenti, ad aiutare gli operatori a distinguere “il conflitto dalla violenza”. Soprattutto, a fornire agli operatori gli strumenti per una corretta valutazione del rischio, per mettere in sicurezza la vittima e garantirle l’incolumità.

Dalle Forze di Polizia, agli operatori sociali, agli avvocati, ai magistrati, agli operatori della comunicazione, fino ad arrivare alle scuole. La formazione contro la violenza domestica e di genere – afferma Paola Di Nicola – dovrebbe essere resa obbligatoria per tutti. Da questo punto di vista, il decisore legislativo può fare di più: rendere obbligatorio il percorso formativo per tutte le figure professionali coinvolte, in modo da togliere ogni spazio di discrezionalità individuale.

Una donna che denuncia – ci spiega Paola Di Nicola – è una donna che fa cadere un’impalcatura sociale precostituita. Il suo gesto di “rottura” nei confronti del sistema la espone allo stigma sociale, all’isolamento, alle accuse. Se il coraggio di queste donne non verrà adeguatamente supportato dalle diverse istituzioni preposte a questo compito, molte vittime saranno indotte ( e costrette) al silenzio.

La Commissione parlamentare sul femminicidio – ci racconta Paola Di Nicola – sta lavorando per correggere quelle “sviste legislative” che sono sfuggite nell’ambito dell’approvazione della legge sul Codice Rosso. Sul divieto di avvicinamento, ad esempio, è auspicabile un intervento normativo. Attualmente, infatti, chi viola le prescrizioni di allontanamento e divieto di avvicinamento non viene arrestato. Ergo, la vittima viene lasciata in balia del suo aggressore.

Nel frattempo, però, accadono cose strane. Ilaria Bonuccelli ci racconta la storia di un uomo condannato con rito abbreviato a venti anni di carcere per l ’omicidio del figlio di un anno e del tentato omicidio della moglie, la quale ha portato il caso al vaglio della Corte Europea per i diritti umani. Senonché, l’Avvocatura di Stato, costituitasi parte nel procedimento, in merito alla valutazione del rischio sostiene per iscritto che la responsabilità di quanto avvenuto è esclusivamente della donna, che non ha adeguatamente valutato la responsabilità del compagno.

Esistono norme che vietano di attribuire la responsabilità alle vittime di reato di violenza di genere, tanto nel nostro ordinamento quanto nelle norme sovranazionali ratificate dal nostro Paese. Ciò significa che con molta probabilità l’Italia sarà condannata per l’ennesima volta dalla Corte di Strasburgo.

Tuttavia, anche un’ipotetica condanna non elimina la gravità del fatto, poiché siamo di fronte ad un organo istituzionale che per difendere le ragioni dello Stato italiano arriva finanche a colpevolizzare una donna vittima di una violenza atroce. A riprova del fatto che la questione culturale nella violenza di genere costituisce elemento dirimente.

Ilaria Bonuccelli, caposervizio Regione del quotidiano “Il Tirreno”

Paola Di Nicola, magistrato e scrittrice

Cristina Del Tutto, direttore

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