EUROPA: TUTTI O NESSUNO? Intervista al prof. Cosimo Risi

EUROPA: TUTTI O NESSUNO? Intervista al prof. Cosimo Risi
INTERVISTA AL PROF. COSIMO RISI

Questa mattina sono iniziati a Bruxelles i lavori del Consiglio europeo straordinario, per la prima volta in presenza dopo l’emergenza Covid. La posta in gioco è alta, e non solo per la quantità di risorse che l’Europa si appresta a mettere a disposizione dei singoli Stati. Le decisioni che verranno prese nei prossimi giorni determineranno il percorso che prenderà la nuova Europa dell’era della post-pandemia. In questa intervista il prof. Cosimo Risi, già ambasciatore e professore di diritto delle relazioni internazionali all’Università Federico II di Napoli, ci offre una visione a 360 gradi della attuale situazione. Una disamina dei fatti e di quanto presumibilmente dovrà (o potrà) accadere, delle tappe future che ci aspettano e del ruolo dei diversi Paesi. E, in questa fase, è importante che i cittadini abbiano ben chiara la situazione, poiché le prossime decisioni condizioneranno il maniera pregnante il futuro di tutti. Il consiglio europeo oggi è chiamato a decidere in merito alla proposta di compromesso per il Piano di ripresa e il quadro finanziario pluriennale 2021/27, per un totale di 1.074 miliardi di euro suddividi tra prestiti, garanzie e sovvenzioni a fondo perduto. I singoli Stati dovranno presentare dei piani nazionali per la ripresa per il periodo 2021-2023 che saranno valutati, esaminati e approvati a maggioranza qualificata dal Consiglio europeo ( con un riesame previsto al 2022). Questi piani dovranno contenere ( leggi condizionalità) progetti legati al clima ( 30 per cento), ed è stabilito, inoltre, “un legame solido tra i finanziamenti e il rispetto della governance e dello Stato di diritto europeo”. In particolare, non è chiara la portata di quest’ultima condizionalità, quali conseguenze per gli ordinamenti interni potrà comportare. Più in generale, la questione che dovrà essere chiarita riguarda le modalità con cui questi piani nazionali saranno predisposti e approvati. All’inizio di parlava di un procedimento complesso attraverso la ratifica parlamentare da parte di tutti gli Stati membri. Su questo punto, il professor Risi ha chiarito che la ratifica subentra quando ci sono modifiche ai Trattati, questo però non è il caso. Ciò significa che i parlamenti dei singoli Stati non parteciperanno a decisioni che andranno a vincolare pesantemente i Paesi almeno per un decennio, dal momento che i pagamenti dei prestiti inizieranno a partire dal 2026. Poi c’è la questione del bilancio europeo, che va di pari passo con il Piano di ripresa post covid. Il punto è: dove prenderà l’Europa tutte queste risorse? In parte, essendo venuto meno il vincolo di pareggio di bilancio per la Commissione europea, arriveranno attraverso i mercati finanziari ( leggi indebitamento), dall’altra con l’introduzione di risorse proprie della UE. Al riguardo c’è chi fa notare che l’Europa è una sorta di salvadanaio, e che le risorse proprie alla fine rappresentano una rinuncia dei singoli Paesi a beneficio del salvadanaio. Stante questa situazione, sconcerta il dibattito parlamentare italiano che ha preceduto questo Consiglio europeo, nel quale queste argomentazioni non hanno trovato spazio. Si continua a parlare come questione dirimente delle condizionalità del MES, quando tutto il procedimento del Piano di ripresa europeo è soggetto a condizionalità sicuramente anche più incisive. Gli italiani avrebbero diritto di conoscere i termini di questo accordo prima che impegni vengano sottoscritti in via definitiva. Siamo sicuri che le Istituzioni europee in poche mesi si siano ravvedute, e che abbiano compreso tutti i passi falsi ( leggi errori) commessi in questi anni? Di parole belle ne abbiamo sentite tante, e non potrebbe essere diversamente. I fatti però sono quelli che contano e, guarda caso, lo scorso 13 luglio è stato nominato presidente dell’Eurogruppo ( che riunisce tutti i Ministri dell’Economia dell’Unione) Paschal Donohoe, Ministro delle Finanze irlandese ( leggi Paese frugale). La candidata ufficiale (leggi belle parole) di Germania, Francia, Italia e Spagna era la spagnola Nadia Calvino, ma dal momento che nell’Eurogruppo il voto è segreto alla fine è stato eletto il candidato dell’Irlanda, Paese contrario alla web tax ( dal momento che i grandi colossi hanno sede proprio a Dublino) e alla mutualizzazione del debito per il Piano di rilancio.

Cristina Del Tutto, direttore

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