IL RISCHIO SUICIDI NELL’ERA DELLA POST-PANDEMIA

Ne abbiamo parlato con l’on. Luisa Regimenti, europarlamentare (Lega) e il prof. Maurizio Pompili,ordinario di psichiatria all’Università La Sapienza di Roma.

INTERVISTA ALL’ON. LUISA REGIMENTI E AL PROF. MAURIZIO POMPILI

Morti per “disperazione”. E’ così che si definiscono le persone suicide. Eppure, ci ha spiegato il prof. Maurizio Pompili, ordinario di psichiatria all’Università La Sapienza di Roma, queste persone non vogliono morire, muoiono perché non hanno più una speranza a cui aggrapparsi. E’ questo il dramma che si sta consumando nella nostra società, aggravato enormemente dalla pandemia ancora in corso. Tutti i focus internazionali ci dicono che in questi mesi c’è stato un aumento esponenziale dei suicidi e dei tentati suicidi, un numero che è destinato ad aumentare nei prossimi mesi. In questo caso la prevenzione è d’obbligo! Ma cosa si sta facendo? Soprattutto, la politica ha compreso che è necessario un intervento immediato, dal momento che la maggior parte dei suicidi avviene per questione economiche? Qualche speranza ci giunge dall’Europa. L’onorevole Regimenti, membro della Commissione Sanità nell’europarlamento, ci ha parlato del Programma Salute per il 2021/2027 per i quali sono stanziate ingenti risorse economiche. In questo contesto, l’on. Regimenti, anche in qualità di relatore ombra del progetto, ci ha assicurato che presenterà tutti gli emendamenti necessari per prevenire il rischio suicidi in Europa e in Italia. Le strutture territoriali per attivare dei servizi per i cittadini hanno bisogno di risorse e di figure specializzate, per assistere le persone pensano al suicidio come soluzione possibile per sfuggire alla propria disperazione, a quelle persone che hanno tentato il suicidio, ai familiare che hanno subito la perdita di un proprio caro che si è suicidato. Parlare di questo fenomeno può aiutare tante persone a non commettere l’ultimo gesto estremo. Ci aiuta a sensibilizzarci, a cogliere ” i segnali” di rischio per stare vicino a chi è senza speranza. Ci dà la possibilità di rendere questa società migliore di com’è. Senza dubbio è un paradosso che la “società del benessere” non sia riuscita a dare benessere ai suoi cittadini, lasciandone milioni ai margini di un’esistenza che di dignitoso ha conservato ben poco.

Cristina Del Tutto, direttore

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