LA FINE DI HONG KONG? Con Antonio Albanese, direttore di AGC Communication

LA FINE DI HONG KONG? Con Antonio Albanese, direttore di AGC Communication
INTERVISTA AD ANTONIO ALBANESE, DIRETTORE DI AGC COMMUNICATION

In questa puntata di Risiko il direttore di AGC Communication, Antonio Albanese, ci ha portato dall’altra parte del globo per comprendere le dinamiche che sottendono alle proteste a Hong Kong. L’opinione pubblica occidentale percepisce la crisi a Hong Kong come una vicenda di poco interesse, ritenendo (a torto) che la questione non ci riguardi da vicino. In realtà – ci rammenta il direttore Albanese – ciò che sta avvenendo ad Hong Kong anticipa ciò che potrebbe avvenire in Europa se l’Occidente lascerà campo libero al neo imperialismo cinese. Hong Kong è stata una colonia inglese dal 1842 fino al 1997, quando divenne una regione della Cina con speciali autonomie. Senonché, la politica internazionale della Cina degli ultimi anni ha assunto lo scopo di eliminare a “casa sua”, o in prossimità di essa, qualsiasi “interferenza” internazionale. In questo senso Hong Kong è sempre stata strategica, in quest’epoca storica soprattutto dal punto di vista finanziario. Ergo, mentre da una parte la Cina cerca di colonizzare l’Africa e l’Europa attraverso le sue risorse economiche, dall’altra sta predisponendo una muraglia invisibile attorno ad essa. La differenza è che ad Hong Kong la Cina sta utilizzando la forza su una popolazione che per duecento anni ha vissuto secondo il modello inglese, ossia quello europeo. L’Italia è stata unita soltanto nel 1861, Hong Kong è stata inglese dal 1842. E’ come se la Cina ci imponesse di cambiare la legge elettorale, il sistema giudiziario, il sistema scolastico, abolisse la libertà di stampa, introducesse la censura su internet. Perché è questo che sta accadendo a Hong Kong. Ed è per la loro libertà che i cittadini di Hong Kong stanno lottando strenuamente ormai dal 2014. E’ questo il futuro che potrebbe attenderci se l’Occidente non fermerà per tempo la nascita del nuovo Celeste Impero e, chi si appella alla “non ingerenza”, dovrebbe valutare la situazione in maniera più accurata: in questo caso non si tratta di astenersi da comportamenti che potrebbero influenzare le dinamiche di Stati terzi, bensì si tratta di reagire ad una minaccia reale. Eppure l’Europa continua a rimanere silente. Il Parlamento italiano, dal canto suo, ogni tanto discute distrattamente qualche risoluzione sottoscritta da 4 o 5 parlamentari . Gli U.S.A. hanno dismesso i panni del “salvatore” della civiltà occidentale. Soltanto i Paesi del Commonwealth, chiamati direttamente in causa, cercano in qualche modo di reagire “elargendo” passaporti di emergenza. E’ evidente che questa non potrà essere la soluzione, e la situazione è destinata a peggiorare. Il regime cinese non sta facendo la guerra ai cittadini di Hong Kong, vuole cancellare l’impronta occidentale in quella parte del mondo.

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Cristina Del Tutto, direttore

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