Con l’on. Paolo FORMENTINI (Lega), vicepresidente della Commissione Esteri della Camera, e l’avv. Antonio DI MURO, analista politico.
Puntata di lunedì 29 marzo, ore 15.00
L’avanzata del “dragone cinese” sta per essere fermata, o quanto meno sta per conoscere una battuta d’arresto. E’ questa l’impressione che hanno avuto diversi osservatori della politica a seguito dell’audizione dell’Ambasciatore della Repubblica popolare cinese in Italia, Li Junhua, che si è svolta la scorsa settimana nella Commissione Esteri della Camera. Per la prima volta abbiamo assistito ad un incalzare deciso e bipartisan da parte dei Commissari parlamentari nei confronti dell’Ambasciatore cinese: dalle pratiche economiche distorsive delle aziende cinesi, alla questione di Hong Kong, alle responsabilità sulla pandemia, alle continue violazioni dei diritti umani ( grave il genocidio nei confronti dell’etnia uigura), alle tensioni sempre più crescenti nel Mar Cinese Meridionale.
Indubbiamente, non si tratta di fatti nuovi. Quel che è nuovo è l’atteggiamento da parte dell’Occidente che, a seguito della pandemia, comincia evidentemente a risvegliarsi dal torpore che lo aveva reso inerte dinanzi alle prepotenze del regime cinese. Le omissioni della Cina dinanzi al propagarsi del virus Sars-Cov2, al di là delle responsabilità che dovranno essere accertate, sono oramai palesi all’opinione pubblica internazionale. Allo stesso tempo, la Cina è l’unico paese al mondo che, in piena pandemia, ha chiuso il suo bilancio economico del 2020 con un aumento del Pil del +3,2%. Constatazioni che, probabilmente, hanno fatto maturare nella politica un’avveduta riflessione sulla necessità di dar vita ad un nuovo atlantismo, che prenda il via da un rinnovato legame tra gli Stati Uniti e l’Europa. Il G20 che si terrà in autunno, sarà il vero banco di prova.
Buon ascolto!