NELLA MENTE DEL SERIAL KILLER – Con Giulia Schioppetto, criminologa e psicologa investigativa e la partecipazione di Sara Vianello, criminologa
In questa puntata Giulia Schioppetto ci porta a conoscere un altro aspetto della rieducazione all’interno degli Istituti penitenziari, che consiste nel cercare di superare l’isolamento carcerario attraverso il coinvolgimento della società esterna nella vita dei detenuti. In questo senso la testimonianza diretta di Sara Vianello, ci ha permesso di comprendere il ruolo e l’importanza dell’azione rieducativa che avviene ad opera delle persone “normali”. Volontari che, interagendo con i detenuti, con la loro presenza li tengono in un certo qual modo ancorati a quella normalità di vita di cui sono privati all’interno dell’istituto detentivo.
Allo stesso tempo, ci fa notare Giulia Schioppetto, la “rieducazione” funziona anche nel senso opposto, poiché “la conoscenza diretta della realtà carceraria ha la funzione di antidoto contro il pregiudizio” ( frase estratta dal documento conclusivo degli Stati Generali dell’Esecuzione Penale). E il pregiudizio quasi sempre nasce dalla paura di ciò che non si conosce, e che pertanto si tiene a distanza. Eppure il detenuto quando avrà scontato la sua pena, si troverà di nuovo a far parte della comunità. Da questo punto di vista, il pregiudizio emette una sorta di condanna perpetua nei confronti del detenuto, anche dopo aver finito di scontare il suo debito con la società.
La società esterna – ci spiega Sara Vianello – è una sorta di ponte che si può percorrere da entrambe le parti: consente al detenuto privato della libertà di vedere oltre le sbarre della sua prigione e di non dimenticare la vita che si è lasciato alle spalle; offre alle persone c.d. “normali” la possibilità di considerare gli Istituti penitenziari entità all’interno della comunità, e che di essa fanno parte. Non luoghi da ignorare. Non persone da dimenticare. Buon ascolto!
