SUPERBONUS. SI PARTE O NO?
CON IL SENATORE ANDREA DE BERTOLDI (FDI), COMMISSIONE PARLAMENTARE DI VIGILANZA SULL’ANAGRAFE TRIBUTARIA. Sono 14 i miliardi messi a disposizione dallo Stato per il c.d.
Dall’inizio dell’emergenza causata dal Covid-19, il Governo ha chiesto al Parlamento 5 scostamenti di bilancio nel 2020, autorizzati dalle Camere a maggioranza assoluta. In base all’articolo 6 della legge n. 243 del 2012 il Governo presenta al Parlamento una Relazione nella quale deve illustrare l’aggiornamento del piano di rientro verso l’obiettivo di medio termine (OMT). Le risorse rese disponibili dai suddetti scostamenti sono state destinate all’adozione di nuove misure per il contrasto degli effetti della pandemia. Le risorse messe a disposizione dai primi 3 scostamenti sono state utilizzate per compensare l’impatto economico della prima ondata della pandemia (marzo-agosto). I successivi due (ottobre-novembre) si sono resi necessari per fare fronte alle misure restrittive adottate a seguito della seconda ondata ( decreti ristori).
Per effetto di tali incrementi, il nuovo livello di indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche risultava pari al 10,8% del Pil per il 2020. Complessivamente il livello massimo del saldo netto da finanziare potrà quindi aumentare, per l’anno in corso, fino a 341 miliardi di euro in termini di competenza e fino a 389 miliardi in termini di cassa.
Per quanto riguarda il prossimo triennio di programmazione, il Governo conferma il percorso di rientro verso l’OMT già indicato nella Nota di aggiornamento del DEF di ottobre scorso, in base al quale si avrebbe un indebitamento netto pari al 7% del PIL nel 2021, 4,7% nel 2022 e 3% nel 2023.
PRIMO SCOSTAMENTO: approvato l’11 marzo con la Risoluzione n. 6/00103 della Camera e la Risoluzione n. 6/00102 del Senato, utilizzato per finanziare le misure previste dai decreti legge n.18 (c.d. “cura Italia”), n. 23 (c.d. “liquidità). Stanziamento di 20 miliardi.
SECONDO SCOSTAMENTO: approvato il 29 e il 30 aprile con la Risoluzione n. 6/00107 della Camera e della Risoluzione n. 6/00106 del Senato, utilizzato per finanziare le risorse del decreto legge n. 34 (c.d. “rilancio”). Stanziamento di 55 miliardi.
TERZO SCOSTAMENTO: approvato il 23 luglio con la Risoluzione n. 6/00123con della Camera e della Risoluzione n. 6/00124 del Senato, utilizzato quasi interamente per finanziare le misure previste da decreto legge . 104 (c.d. “agosto). Stanziamento di 25 miliardi.
QUARTO SCOSTAMENTO: approvato il 14 ottobre (Nadef) con la Risoluzione n. 6/00145 della Camera e della Risoluzione n. 6/00138 del Senato. Le risorse derivanti dal nuovo scostamento saranno utilizzate per fronteggiare le consegunze derivanti dalla seconda ondata di Covid.
QUINTO SCOSTAMENTO approvato il 26 novembre contestualmente al Nadef con la Risoluzione n. 6-00154 della Camera e Risoluzione 6-00152 del Senato, utilizzato per finanziare le misure dei decreti c.d. ristori.
Per fronteggiare le conseguenze della seconda ondata della pandemia, sono stati varati diversi decreti-legge, c.d. “ristori”.
Nello specifico: il decreto-legge n. 137 del 28 ottobre, (decreto ristori); il decreto-legge n. 149 del 9 novembre (decreto ristori-bis); il decreto-legge n. 154 del 23 novembre, (decreto ristori-ter); il decreto -legge n. 157 del 30 novembre, (decreto ristori-quater). Nell’ambito dell’iter di conversione, i decreti nn. 149, 154 e 157 sono stati formalmente abrogati e il loro contenuto è confluito del decreto n. 137. Il decreto- legge “ristori” n. 137 è stato approvato dal Senato lo scorso 16 dicembre e approvato definitivamente dalla Camera il 18 dicembre.
La “semplificazione” ai tempi dell’emergenza: dai “poteri speciali” al Ministero dell’Economia e finanze, alla mancanza dei decreti attuativi.
Dall’inizio dell’emergenza il Governo ha emanato oltre 30 decreti-legge, le cui disposizioni, per essere effettivamente“operative” rimandano all’emanazione di specifici decreti attuativi da parte dei singoli Dicasteri. Dall’ultimo monitoraggio di novembre (dati Openpolis), dei 304 decreti attuativi previsti, ne sono stati emanati soltanto 108. Il peggior Ministero in termini di attuazione dei decreti di propria competenza è il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti (MIT) che su 44 ne ha adottati soltanto 3. Più in generale:
– dei 34 decreti attuativi previsti nel decreto cura Italia di marzo, 9 decreti devono essere ancora attuati
– degli 8 decreti attuativi previsti nel decreto liquidità, soltanto 2 decreti sono stati emananti
– dei 137 decreti attuativi del decreto rilancio, soltanto 58 decreti sono stati emanati
– dei 65 decreti attuativi del decreto agosto, soltanto 4 decreti sono stati emanati
– dei 38 decreti attuativi del decreto semplificazioni, 1 decreto soltanto è stato emanato
L’articolo 119 del decreto legge n.34 del 2020 (cd. decreto Rilancio) ha introdotto una detrazione pari al 110% delle spese relative a specifici interventi di efficienza energetica e di misure antisismiche, con uno stanziamento di circa 14 miliardi per interveniti effettuati entro il 31 dicembre 2021. In ragione della complessità della norma, sia dal punto di vista attuativo che interpretativo, di fatto la misura è entrata in vigore il 27 ottobre scorso ( Fonte Mise).
Lo scorso 3 dicembre, la Commissione parlamentare di vigilanza sull’Anagrafe tributaria, ha approvato una Relazione conclusiva in merito all’indagine conoscitiva effettuata sull’applicazione del “superbonus”. La relazione, che dovrà essere discussa dall’Assemblea di Montecitorio, ha individuato delle criticità che potrebbero depotenziare gli effetti della misura agevolativa, riguardanti la complessità della normativa e l’elevato numero di adempimenti. In tal senso ha proposto delle modifiche legislative, tra cui: l’estensione del termine dell’agevolazione; il riordino di tutta la normativa vigente in materia di riqualificazione energetica; rendere strutturale la cessione del credito e lo sconto in fattura, con possibilità di trasformare il credito d’imposta in “moneta complementare” trasferibile e utilizzabile come pagamento tra privati. In particolare, è emersa la necessità di intervenire per evitare una “concentrazione del mercato” a danno dei liberi professionisti. La complessità delle procedure e l’elevato numero di documenti da produrre – si legge nella Relazione – hanno indotto importanti Istituti di credito e assicurativi (Unicredit, Generali, Intesa-San Paolo) ad attivarsi in,collaborazione con multinazionali di consulenza, per fornire alla clientela pacchetti “tutto compreso” ( bundling), che penalizzano i piccoli professionisti che dispongono di mezzi più limitati. Nel frattempo, si attende l’emanazione di una nuova Circolare da parte dell’Agenzia delle Entrate, annunciata dal direttore Ernesto Maria Ruffini nell’ambito della sua audizione nella Commissione di Vigilanza.
E’ stata prevista la proroga della misura fino al 30 giugno 2022. Inoltre la norma stabilisce che gli interventi per la coibentazione del tetto rientrano nella disciplina agevolativa, senza limitare il concetto di superficie disperdente al solo locale sottotetto eventualmente esistente.
Ai fini dell’applicazione dell’agevolazione si definisce l’unità immobiliare funzionalmente
indipendente e viene precisato che sono ricompresi fra gli edifici che accedono alle
detrazioni anche gli edifici privi di attestato di prestazione energetica perché sprovvisti di
copertura, di uno o più muri perimetrali, o di entrambi, purché al termine degli interventi
raggiungano una classe energetica in fascia A.
La disposizione stabilisce altresì che la detrazione si applica anche agli interventi finalizzati
alla eliminazione delle barriere architettoniche (art.16-bis, comma I, lettera e) del decreto del
Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917) e anche nel caso siano effettuati in favore
di persone aventi più di 65 anni. Gli istituti autonomi case popolari (IACP) possono usufruire
dell’agevolazione per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2022 e non più solamente fino
al 30 giugno 2022 (per le spese sostenute dal 1° luglio 2022 la detrazione è ripartita in quattro
quote annuali di pari importo).
L’aumentato del 50 per cento dei limiti delle spese ammesse alla fruizione degli incentivi fiscali
per gli interventi di ricostruzione riguardanti i fabbricati danneggiati da eventi sismici viene esteso
a tutti i comuni interessati da eventi sismici avvenuti dopo il 2008 dove sia stato dichiarato
lo stato d’emergenza e si prevede che nei comuni dei territori colpiti da eventi sismici verificatisi a far data dal 1°aprile 2009 (dove sia stato dichiarato lo stato d’emergenza) gli incentivi per gli
interventi antisismici spettano per l’importo eccedente il contributo previsto per la ricostruzione.
La detrazione prevista per l’installazione di impianti solari fotovoltaici connessi alla rete elettrica
su edifici viene estesa anche agli impianti solari fotovoltaici su strutture pertinenziali agli
edifici.
Il nuovo comma 8 dell’articolo 119, introdotto dalla disposizione, prevede che per le spese
sostenute dal 1° luglio 2020 al 30 giugno 2022 per gli interventi di installazione di
infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici negli edifici, la detrazione è riconosciuta nella
misura del 110 per cento (da ripartire tra gli aventi diritto in cinque quote annuali di pari importo
e in quattro quote annuali di pari importo per la parte di spesa sostenuta nel 2022) nel rispetto
dei seguenti limiti di spesa e fatti salvi gli interventi in corso di esecuzione:
– 2000 euro per gli edifici unifamiliari o per le unità immobiliari situate all’interno di edifici
plurifamiliari che siano funzionalmente indipendenti e dispongano di uno o più accessi
autonomi dall’esterno;
– 1500 euro per edifici plurifamiliari o condomini che installino un numero massimo di
otto colonnine;
– 1200 euro per edifici plurifamiliari o condomini che installino un numero superiore
ad otto colonnine.
La norma precisa inoltre che per gli interventi effettuati dai condomini per i quali alla data del
30 giugno 2022 siano stati effettuati lavori per almeno il 60 per cento dell’intervento complessivo,
la detrazione spetta anche per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2022, mentre per gli
interventi effettuati dagli IACP, per i quali alla data del 31 dicembre 2022 siano stati effettuati
lavori per almeno il 60 per cento dell’intervento complessivo, la detrazione del 110 per cento
spetta anche per le spese sostenute entro il 30 giugno 2023.
Tra i soggetti beneficiari dell’agevolazione vengono incluse anche le persone fisiche, al di fuori
dell’esercizio di attività di impresa, arte o professione, con riferimento agli interventi su edifici
composti da due a quattro unità immobiliari distintamente accatastate, anche se posseduti
da un unico proprietario o in comproprietà da più persone fisiche.
Vengono chiarite le modalità per le deliberazioni dell’assemblea del condominio aventi per
oggetto l’imputazione ad uno o più condomini dell’intera spesa nonché i requisiti necessari al rispetto dell’obbligo di sottoscrizione della polizza di assicurazione da parte dei soggetti
che rilasciano attestazioni e asseverazioni.
La norma precisa inoltre che le disposizioni in materia di opzione per la cessione o per lo sconto
in luogo delle detrazioni fiscali si applicano anche ai soggetti che sostengono nell’anno 2022
le spese per gli interventi elencati all’articolo 119.
Inoltre, per l’anno 2021, al fine di consentire ai comuni di far fronte tempestivamente agli
accresciuti oneri di gestione in ordine ai procedimenti connessi alla erogazione del beneficio di
cui all’articolo 119 è autorizzata l’assunzione, a tempo determinato e a tempo parziale e per
la durata massima di un anno, non rinnovabile, di personale da impiegare ai fini del
potenziamento degli uffici preposti ai suddetti adempimenti, che i comuni possono utilizzare
anche in forma associata. Sempre per l’anno 2021, nello
stato di previsione del Ministero delle infrastrutture, è costituito un fondo di 1 milione di euro,
finalizzato a sostenere gli Istituti autonomi case popolari (IACP).
Gli incentivi fiscali per il recupero edilizio e per la riqualificazione energetica hanno interessato dal 1998 al 2020, oltre 21 milioni di interventi. In ventidue anni le misure di incentivazione fiscale hanno attivato investimenti pari a oltre 346 miliardi di euro. Il dato a consuntivo per il 2019 indica un volume di investimenti pari a 28.762 milioni di euro veicolati dagli incentivi fiscali per il recupero edilizio, la riqualificazione energetica, la riduzione del rischio sismico e la riqualificazione delle facciate. Nel 2020, a causa della crisi pandemica, la previsione costruita a partire dai dati dei primi nove mesi dell’anno porta a stimare questo valore in 25.105 milioni di euro, con una flessione del 12,7% rispetto al 2019. L’analisi dei dati mensili, che rendicontano i pagamenti per i lavori effettuati, evidenzia che la flessione causata dalla pandemia è durata cinque mesi, da aprile ad agosto, con picchi di riduzione rispetto allo stesso periodo del 2019 toccati a maggio (-57,9%) e giugno (-42,6%); mentre con settembre l’attività è tornata crescere del +6,5%.
CON IL SENATORE ANDREA DE BERTOLDI (FDI), COMMISSIONE PARLAMENTARE DI VIGILANZA SULL’ANAGRAFE TRIBUTARIA. Sono 14 i miliardi messi a disposizione dallo Stato per il c.d.
La Commissione parlamentare di Vigilanza sull’Anagrafe Tributaria, lo scorso 3 dicembre ha presentato la Relazione conclusiva dell’indagine conoscitiva sull’applicazione del “superbonus”, nella quale ha evidenziato i punti critici dell’attuale normativa.
Nonostante la crisi, l’export italiano sembra aver retto l’impatto della pandemia, facendo registrare a settembre un +2,1% rispetto allo stesso periodo del 2019, e un + 30,4 rispetto al 2° trimestre del 2020. Nello specifico: +6% verso la Germania; + 11% verso gli USA; + 33% verso la Cina. Tuttavia, non bisogna cedere a facili illusioni. A dirlo è stato l’Ambasciatore Pasquale Salzano, presidente di SISMET, società di Cassa Depositi e Presiti (CCDP) che supporta del imprese italiane nell’internazionalizzazione (attraverso finanziamenti, ma anche entrando nel capitale per l’azienda). In ragione della pandemia – avverte Salzano – si sta verificando una redistribuzione delle quote di mercato internazionale, ed è quindi necessario sostenere in questo frangente le imprese per aiutarle a riadattarsi ai nuovi sistemi di business. Le parole chiave sono: maggiore sostenibilità, qualità dei prodotti, affidabilità e digitalizzazione.
L’89% dei finanziamenti concessi da SIMEST riguardano PMI del Nord e del Centro. Nei prossimi anni il SIMEST sarà impegnato ad incentivare l’aggregazione delle imprese familiari che da sole non sarebbero in grado di affacciarsi al mercato internazionale, soprattutto al Sud. In generale, il presidente del SIMEST ha rilevato una certa difficoltà delle PMI italiane verso gli investimenti diretti. Incentivare gli investimenti all’estero incrementerebbe invece la capacità delle imprese di investire in maniera duratura nel mercato estero.
A partire dal 1° gennaio 2020 la quota dei finanziamenti a fondo perduto è stata innalzata al 50% e fino a 800 mila euro, inoltre è stata data la possibilità di utilizzare i finanziamenti anche per investimenti nei Paesi UE. Queste agevolazioni hanno portato ad una impennata delle richieste, che lo scorso settembre sono arrivate a quota 13 mila. Dato il numero molto alto delle richieste, il SIMEST lo scorso 21 ottobre ha sospeso temporaneamente le domande di richiesta, in attesa di un incremento del fondo, che dovrebbe arrivare dalla legge di bilancio.
L’articolo 210 della legge di bilancio incrementa, per il potenziamento dell’internazionalizzazione delle imprese italiane: a) la dotazione del fondo rotativo per la concessione di finanziamenti a tasso agevolato a favore delle imprese italiane che operano sui mercati esteri di 1.085 milioni di euro per il 2021 e 140 milioni di euro per ciascuno degli anni 2022 e 2023; b) la dotazione del Fondo per la promozione integrata di 465 milioni di euro per il 2021, e di 60 milioni di euro per ciascuno degli anni 2022 e 2023, per la concessione di cofinanziamenti a fondo perduto fino al cinquanta per cento dei finanziamenti concessi a valere fondo rotativo per la concessione di finanziamenti agevolati a favore delle imprese italiane che operano sui mercati esteri. Esso estende altresì dal 31 dicembre 2020 al 30 giugno 2021 la disposizione per cui i finanziamenti agevolati a valere sul predetto fondo rotativo per l’internazionalizzazione delle imprese sono esentati, a domanda del richiedente, dalla prestazione della garanzia, in deroga alla vigente disciplina relativa al fondo.
Nella legge di bilancio è stato altresì introdotto l’art. 210-bis, che ha introdotto disposizioni volte a valorizzare le tradizioni enogastronomiche, dello stile alimentare, delle produzioni agroalimentari ed industriali italiane e a contrastare le suddette pratiche di Italian Sounding. A tal fine è stata autorizzata la spesa di 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2021, 2022, 2023.
Dal 1991 il SIMEST supporta le imprese italiane nell’internazionalizzazione. Nel 2019 le competenze in materia di sviluppo all’internazionalizzazione sono state trasferite dal MISE al MAECI, e in Fondo è stato rifinanziato fino a 1,3 miliardi di euro.
Audizione parlamentare del presidente di AEFI – Associazione Esposizioni e Fiere italiane, Maurizio Danese . Camera deputati martedì 3 novembre 2020. Il sistema fieristico italiano
Il 24 gennaio 2019, la Commissione europea ha trasmesso al Governo italiano una lettera di costituzione in mora nell’ambito della procedura di infrazione n. 2018/2273, con la quale ha contestato all’Italia l’incompatibilità di alcune disposizioni dell’ordinamento interno in materia di contratti pubblici rispetto alle norme europee che regolano il subappalto ( direttiva concessioni 2014/23; direttiva appalti pubblici 2014/24; direttiva 2014/25 su settori speciali). A distanza di dieci mesi, il 27 novembre 2019, la Commissione europea ha indirizzato all’esecutivo una lettera di costituzione in mora complementare, rilevando che i problemi di conformità sollevati in precedenza non erano ancora risolti.
Per evitare un ricorso presso Corte di Giustizia UE, il Governo è intervenuto con una normativa transitoria all’interno del decreto legge 32/2019, c.d. “sbloccantieri”, che resterà in vigore fino al 31 dicembre 2020. Senza un tempestivo intervento legislativo, dal 1° gennaio 2021 si creerà una pericolosa vacatio legis che rischia di compromettere la ripresa economica che ci si attende dalle risorse del Recovery Fund, ma anche dal c.d. superbonus.
1. il divieto di subappaltare più del 30 per cento di un contratto pubblico
2.il divieto generale per i subappaltatori di fare ricorso a loro volta ad altri subappaltatori (subappalto a cascata);
3.l’obbligo di indicazione di una terna di subappaltatori nei contratti di appalto e di concessione.
Il decreto Sblocca Cantieri n. 32/2019, ha previsto ( fino al 31 dicembre 2020) l’innalzamento della soglia del subappalto al 40% e la sospensione dell’obbligatorietà dell’indicazione della terna.
La domanda di gas in Europa è di 400/500 miliardi di metri cubi all’anno, quella dell’Italia si attesta sui 70/80 miliardi di metri cubi all’anno. Dalla situazione attuale, emerge una forte dipendenza dell’Europa dalle importazioni, soprattutto dalla Russia. Questa dipendenza in futuro è destinata ad aumentare, anche a causa del progressivo venir meno della produzione interna, come ad esempio al chiusura del campo olandese di Groningen. Nel nostro paese tale dipendenza è ulteriormente accentuata dalle limitate riserve nazionali. Nel 2019 le importazioni di gas in Italia sono stati pari a circa 71 miliardi di metri cubi, ovverosia il 94% della domanda. Questa situazione ha posto il problema della sicurezza degli approvvigionamenti a livello nazionale e europeo. Il Regolamento prevedere misure di solidarietà e coordinamento tra gli Stati membri in caso di carenza dell’approvvigionamento o di interruzione di un’infrastruttura di trasporto del gas naturale. In questo caso è previsto che gli Stati membri adottino accordi intergovernativi in base ai quali ciascuno Stato potrà chiedere o fornire solidarietà nella fornitura di gas a uno Stato membro direttamente interconnesso, o connesso attraverso un paese terzo, nel caso in cui una grave situazione di emergenza non consenta di assicurare la fornitura di gas ai propri clienti protetti. In particolare, l’Italia potrebbe attivare la misura di solidarietà, in qualità sia di Stato richiedente sia di Stato prestatore, nei confronti di Francia, Germania (tramite la Svizzera), Austria e Slovenia.
Per consentire la copertura della domanda interna, negli ultimi 50 anni è stato sviluppato un poderoso sistema infrastrutturale che collega i campi di produzione situati prevalentemente in paesi extra europei alle principali aree di consumo. In particolare, il sistema gas europeo è alimentato attraverso:
– 14 punti di importazione dalla Russia, ovverosia via Ucraina, Bielorussia, area baltica e Germania
– 4 punti d’importazione dal Nord Africa: 3 dall’Algeria e 1 dalla Libia
– 7 punti d’importazione dal Mare del Nord
– 22 terminali GNL prevalentemente collocati nell’area Ovest.
Analogamente, l’approvvigionamento del sistema italiano avviene attraverso 7 differenze fonti. La fornitura principale proveniente dalla Russia avviene attraverso l’impianto di Tarvisio. A Mazara del Vallo viene immesso gas proveniente dall’Algeria. A Gela quello proveniente dalla Libia. A Passo Gries viene immesso gas proveniente dalla Norvegia. Dai 3 terminati GNL viene immesso gas proveniente da Algeria, Egitto e Qatar. A Melendugno (terminata la costruzione TAP) sarà immesso gas proveniente dal Mar Caspio.
Il sistema infrastrutturale italiano è molto sviluppato, si estende per oltre 32,700 mila km ed è gestito mediante 8 distretti dislocati sul territorio nazionale. Il gas viene spinto da oltre 13 stazioni di compressione con una potenza istallata per oltre 1000 megawatt. Inoltre, l’Italia detiene il sistema di stoccaggio più sviluppato in Europa: 9 campi di stoccaggio, pari a 17 miliardi di metri cubi. Di questi, 4,5 miliardi sono attribuiti alla riserva strategica per far fronte a possibili crisi di approvvigionamento dislocati prevalentemente al Nord, in prossimità delle aree a maggior consumo finale.
Lo scorso 10 dicembre è sttao annunciato l’accordo tra il Gruppo Arcelor-Mittal e INVITALIA. L’azienda controlalta dal MEF, è entrata nella partecipazione societaria dell’Ilva di Taranto con una quota del 50%, che nel 2022 arriverà al 60%. L’accordo dovrà essere approvato nei prossimi mesi dalla UE. Il nuovo Piano industriale 2021/25 prevede un investimento di 2,1 miliardi di euro, che verranno impiegati soprattutto per la produzione del 25% di acciaio primario con forni elettrici e il rifacimento e messa in funzione entro il 2023 del forno n.5 a ciclo integrato ( attualmente spento), che produrrà fino a 4 milioni di tonnelate. Con il nuovo Piano green si prevede entro il 2025 la riduzione fino al 50% delle emissioni attualmente prodotte. Per quanto riguarda la produzione, a causa della pandemia il 2020 si chiuderà con 3,3 milioni di tonnellate di acciaio, una produzione molto ridotta rispetto alle reali capcità dell’impianto. Per il 2021 il target si attesta attorno ai 5 milioni di tonnellate, per arrivare ad 8 milioni di tonnellate entro il 2025. Dal punto di vista occupazionale, il nuove Piano industriale non prevede esuberi strutturali, ed entro il 2025 è previsto il pieno rientro occupazionale a regime di tutti i 10.700 mila dipendenti. Il Piano green preve, inoltre, anche investimenti per lo sviluppo della tecnologia ad idrogeno verde. Dal punto di vista giuridico, l’accordo preve la revoca di tutti i sequestri penali dello stabilimento di Taranto. Condizione necessaria, secondi i contraenti, per poter acquistare la proproetà dei forni dagli attuali Commissari straordinari.
Con la partecipazione della sen. Fianmmetta Modena (FI), Commissione Giustizia del Senato e dell’avv. Cira Di Feo, presidente di Legal Professional Network. La pandemia ha
La riforma, in discussione nella Commissione Giustizia della Camera, incide sulle modalità di svolgimento del tirocinio e sull’esame di Stato. Le nuove regole dovrebbero entrare in vigore a partire dalla sessione d’esame dell’anno 2022.
Riguardo allo svolgimento del tirocinio è prevista:
l’introduzione del diritto ad un compenso economico in favore del praticante;
il divieto di svolgere il tirocinio presso avvocati che si trovino in specifiche situazioni o ricoprano specifiche cariche (non è consentito lo svolgimento del tirocinio presso un avvocato cancellato o radiato dall’albo professionale, interdetto dall’esercizio della professione a seguito di provvedimento emesso dall’autorità giudiziaria, sospeso dall’attività professionale o sottoposto a procedimento disciplinare o soggetto a sanzioni disciplinari)
è specificata la facoltatività dei corsi di formazione per l’accesso alla professione.
Riguardo allo svolgimento dell’esame di Stato, è prevista:
la riduzione del numero delle prove scritte, che diventano due ( dalle tre attuali)
le prove verteranno su temi riguardanti il settore del diritto che il candidato ha prevalentemente trattato nel corso della pratica professionale svolta, al fine di verificare le competenze di natura sia teorica che pratica acquisite, nonché su due settori del diritto,
le prove scritte, che avranno una durata di 7 ore ciascuna, consisteranno nella redazione di un parere motivato e nella redazione di un atto giudiziario
nella prova orale le materie nelle quali il concorrente deve dimostrare di aver conoscenza passano dalle attuali 7 a 4 materie, delle quali solo una obbligatoria per tutti i candidati (ordinamento e deontologia forense). La prova avrà la durata massima di 60 minuti.
i punteggi saranno complessivi per ciascuna fase, non sarà quindi più richiesto il raggiungimento di un punteggio minimo per ciascuna prova
i candidati avranno la possibilità di ripetere la sola prova orale, invece di dover sostenere nuovamente anche le prove scritte, purché ciò avvenga entro dodici mesi dallo svolgimento della prova orale non superata.
È ampliata la platea degli avvocati designabili dal Consiglio nazionale forense.
Il decreto-legge n.34 del 2020, convertito in legge 17 giugno 2020, n. 77, ha disciplinato le modalità per il superamento della gestione Alitalia e previsto la costituzione di una nuova società per l’esercizio dell’attività di impresa nel settore del trasporto aereo di persone e merci, controllata interamente dal Ministero dell’economia e delle finanze attraverso società partecipate e/o alleanze con partner pubblici o privati. In data 9 ottobre 2020, con decreto del Ministero dell’Economia e Finanze, di concerto con il Ministero dello Sviluppo economico e delle Infrastrutture e Trasporti e del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, registrato alla Corte dei Conti in data 30 ottobre, è stata costituita la società Italia Trasporto Aereo SpA, con capitale iniziale di 20 milioni di euro. L’effettiva registrazione della società è avvenuta il 16 novembre scorso. Ai fini della capitalizzazione della nuova compagnia aerea nazionale, il decreto n.34 ha stanziato risorse pari a 3 miliardi di euro. La società Trasporto Aereo Spa è costituita in discontinuità alle vicende che hanno riguardato l’amministrazione straordinaria di Alitalia, prevedendo soltanto la possibilità di acquisire da Alitalia rami di azienda e di subentrare nell’attuazione di contratti di servizio pubblico in materia di continuità territoriale. Riguardo agli organi societari, è stato designato presidente Francesco Caio, e quale Amministratore delegato Fabio Maria Lazzerini. Lo scorso 9 dicembre i vertici della nuova società aerea sono stati auditi nella Commissione Trasporti della Camera, annunciando l’imminente approvazione del Piano industriale della società. In generale, Lazzerini ha posto l’attenzione sulla ricerca di una partnership strategica, che tenga conto del costante aumento del traffico nel mercato extra UE. In questo senso, l’AD di Trasporto Aereo SpA ha aperto alla possibilità di una partnership cinese. La Commissione europea si dovrà esprimere nei primi del 2021 sulla costituzione della nuova compagnia aerea nazionale. VEDI DOSSIER
Secondo i dati riportati nell’ambito dell’audizione del 9 dicembre scorso dall’AD di Trasporto Aereo SpA, Fabio Lazzerini, si prevede che il traffico aereo, in termini di numero dei passeggeri, possa ritornare ai livelli del 2019 nel 2023 (scenario IATA). Se, invece, si tiene conto del numero dei voli, lo scenario ipotizzato di Eurocontrol prevede un ritorno ai livelli del 2019 tra il 2023 e il 2024. Nel frattempo il prezzo dei voli nazionali ha raggiunto nel periodo pre natalizio prezzi proibitivi, con tratte di sola andata per Milano-Palermo o Milano-Reggio Calabria con prezzi tra i 270 e i 410 euro. Per le stesse tratte le compagnie low cost hanno offerto biglietti da 137 a 179 euro.
PIANO VACCINI – Audizione del Commissario all’emergenza, Domenico Arcuri, nelle Commissioni Riunite Trasporti e Affari sociali della Camera, 3 dicembre 2020 Il Commissario straordinario, Domenico
Nell’ambito dell’audizione parlamentare dinanzi alla Commissione d’inchiesta sul sistema bancario, il Direttore Generale dell’ABI ha chiesto di ripensare o di sospendere momentaneamente gli effetti delle nuove regole sul default e calendar provigioning. Le nuove norme su default erano state pensate per situazioni economiche differenti da quella attuale, che si è venuta a creare a seguito della pandemia. Mentre nella crisi nel 2008 le banche erano parte del problema, in questo caso sono parte della soluzione al problema. Per effetto del nuovo default – ha spiegato il direttore Sabatini – il rischio è di trovarsi nella trappola della prociclicità, e cioè che l’effetto combinato di un effetto di regole basate non sulla valutazione specifica caso per caso del rischio di credito ma sul superamento di soglie definite in maniera automatica, provoca la generazione di posizioni deteriorate anche in caso in cui un minimo supporto da parte della banche nei confronti dell’impresa della famiglia porterebbe a tornare alla regolarità dei pagamenti. Questi automatismi in questa fase possono innescare un circolo vizioso, poiché le imprese vengono classificate in situazioni di crediti deteriorati, questo riduce l’offerta di credito, che avrà a sua volta un impatto sull’economia, generando una spirale negativa che accelererà la caduta del Pil e non la ripresa.
Il nuovo quadro normativo del default individua due fattispecie: a) le c.d. inadempienze probabili; b) gli scaduti. In quest’ultimo caso, il mancato pagamento che si protrae per oltre 90 giorni determina al superamento di determinate soglie di materialità la definizione in default. Le soglie di materialità sono determinate dalla banca centrale europea e si verificano quando si supera la soglia di 100 euro e l’1% del totale dell’esposizione per i privati e le piccole medie imprese, mentre per le imprese la soglia è di 500 euro sull’1% del totale dell’esposizione dell’impresa. In conseguenza delle nuove regole, la classificazione in default su una linea di credito, determina automaticamente la classificazione in default di tutti i finanziamenti riferibili allo stesso cliente presso lo stesso istituto bancario. Quindi anche se su altre linee di affidamento l’impresa continua ad adempiere regolarmente alle sue obbligazioni, il default su una linea si trascina su tutte le altre.
Queste norme, inoltre, non tengono conto delle peculiarità del nostro sistema della Pubbliche Amministrazione. L’EBA, infatti, stabilisce che il termine di 90 giorni deve essere considerato dal momento in cui l’obbligazione diventa esigibile e non da quando la PA emette il mandato di pagamento che consente al tesoriere dell’ente di effettuare il pagamento.
Audizione del Capo di Stato Maggiore della Difesa, Gen. Enzo Vecciarelli, nell’ambito dell’esame del Documento programmatico della Difesa 2020/22 – Commissioni Riunite Difesa di Camera
Secondo il Rapporto ISPRA 2018 circa il 91% dei comuni italiani è a rischio e quasi 7,5 milioni di persone vivono in territori a rischio molto elevato per frane e alluvioni, e negli ultimi anni le aree a rischio sono cresciute. L’Italia è il paese europeo maggiormente interessato da fenomeni franosi, con oltre 620.000 frane che rappresentano circa i 2/3 delle frane censite in Europa. Negli ultimi decenni i fattori antropici, quali tagli stradali, scavi, sovraccarichi, hanno assunto un ruolo sempre più determinante tra le cause predisponenti delle frane. I cambiamenti climatici in atto determinano alle nostre latitudini un aumento della frequenza degli eventi pluviometrici estremi, e quindi come conseguenza un aumento delle colate rapide. Negli ultimi anni le superfici e/o i comuni classificati ad elevato rischio idrogeologico sono in netto aumento: nel 2003 la superficie italiana classificata ad elevato rischio idrogeologico era del 7,1%, nel 2018 la percentuale è salita al 16,6%(Ispra). Dall’analisi dei dati contenuti nella piattaforma ReNDIS, (Repertorio Nazionale degli Interventi per la Difesa del Suolo), negli ultimi 20 anni sono stati realizzati interventi su poco più di 3.000 frane a fronte delle 620.000 censite nell’intero paese. Più in generale, dal 1999 ad oggi contro il dissesto idrogeologico sono stati finanziati 6.063 interventi per un importo complessivo di 6,59 miliardi di Euro con un valore medio annuo di poco superiore ai 300 milioni. Le categorie di dissesto maggiormente finanziate sono le alluvioni con il 49% del totale e le frane con il 34%. Per quanto riguarda i tempi di attuazione, la durata media è pari a 4,8 anni; circa il 10% degli interventi rappresentano dei casi “critici” che si protraggono da oltre 10 anni. Le industrie e i servizi ubicati in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata sono quasi 83.000, mentre sono 596.254 quelle esposte al pericolo di inondazione nello scenario medio (12,4% del totale). I Beni Culturali a rischio frana sono 11.712; quelli a rischio alluvioni sono 31.137. DOCUMENTAZIONE
L’ISPRA pubblica nell’Annuario dei Dati Ambientali gli eventi franosi principali che si verificano ogni anno sul territorio nazionale. Con riferimento agli ultimi anni, si contano 157 eventi nel 2018 con 12 morti/dispersi e 29 feriti, 221 eventi nel 2019 con 4 morti e 27 feriti e 107 eventi nel 2020 fino ad oggi.
Nel 2020 si ricordano le seguenti alluvioni (dati Società Meteorologica Italiana):
– 11 luglio, Brescia tempesta di vento e grandine
– 15 luglio, Palermo, nubifragio record 134 mm pioggia in 2h
– 12 agosto, Val Malenco, colata detritica, 3 vittime
– 23 agosto, Verona, tempesta di pioggia e grandine
– 30 agosto, grande piena dell’Agide, livello 4,8 m a Trento
– 10 settembre Cagliari, nubifragio e alluvione urbana
– 14 settembre, Catania, 122 mm di pioggia in 3h
– 25 settembre, Nord Italia, straripamenti e 1 vittima nel Varesotto
– 2/3 ottobre, Alpi Marittime-Piemonte, tempesta Alex: 515 mm di pioggia in 12 ore a Limone Piemonte
– 20/22 novembre, Calabria ionica, in 3 giorni a Crotone 449 mm di acqua e 474 mm a Cirò Marina ( più della metà della precipitazione annua)
– 28 novembre, Sardegna, grave nubifragio a Bitti (Nuoro) con 3 vittime: 501 mm di pioggia in meno di 24 ore
La tratta ferroviaria Torino – Lione è una linea mista merci/passeggeri collocata nel “Corridoio Mediterraneo” della Rete Transeuropea dei trasporti TEN-T , come definita nel regolamento UE n. 1315 del 2013. L’opera, denominata «sezione internazionale», è costituita da tre parti:
Il 19 novembre 2020, a seguito dell’approvazione da parte del CIPE, è stato trasmesso al Parlamento lo schema di Contratto di programma tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, Ferrovie dello Stato Italiane S.p.a. e la società Tunnel Euralpin Lyon Turin S.a.s. (TELT), responsabile dei lavori di realizzazione e della gestione della futura infrastruttura. Il Contratto di programma ha ad oggetto il finanziamento, la progettazione e la realizzazione della sezione transfrontaliera della nuova linea ferroviaria Torino-Lione definita dall’Accordo internazionale tra Italia e Francia del 2012, ratificato con legge il 23 aprile 2014 n. 71. La legge di ratifica dell’Accordo è stata definitivamente approvata con la legge 5 gennaio 2017, n. 1, A seguito della ratifica dell’accordo avvenuta anche in Francia (legge 1 febbraio 2017, n. 116), l’Accordo è entrato in vigore il 1° marzo 2017. Concluso l’esame parlamentare,le parti procedono alla sottoscrizione del contratto, a seguito della quale verrà emanato il decreto di approvazione del contratto. Il progetto prevede la messa in esercizio della tratta transfrontaliera alla fine del 2029.
Il costo complessivo è di circa 8.300,7 milioni di euro. La ripartizione dei costi tra Italia e Francia (art. 18 dell’Accordo del 2012) prevede un contributo dell’Italia del 57,9% circa e della Francia del 42,1% circa, al netto del contributo dell’UE (40%) e della quota finanziata dai pedaggi versati dalle imprese ferroviarie, fino alla concorrenza dei costi certificati, cioè nei limiti del costo stimato nel progetto definitivo, attualizzato al gennaio 2012 e certificato da un terzo esterno. Oltre tale importo i costi saranno ripartiti in parti uguali tra Italia e Francia, tranne per gli eventuali sovracosti riguardanti i lavori di miglioramento della capacità sulla linea storica tra Avigliana e Bussoleno che sono totalmente a carico dell’Italia e sono stimati in 81 milioni di euro. La ripartizione dei costi complessivi della sezione transfrontaliera è pertanto la seguente: 2.884 mln di euro circa a carico dell’Italia, 2.096 mln € a carico della Francia e 3.320 mln di euro finanziati dall’UE (40%), sempre a costi del 2012, cui si aggiungono circa 309 mln di euro di spese non finanziate dall’UE che vanno ripartiti tra Italia e Francia. La ripartizione del costo della sezione transfrontaliera a carico dell’Italia, a valori 2012, è pertanto di 3.055 milioni di euro circa. Sono previste anche misure compensative dell’impatto territoriale e sociale connesso al progetto definitivo che saranno oggetto di apposite convenzioni da stipulare tra TELT, la Regione Piemonte e gli altri Enti interessati. È previsto, infine, un obbligo informativo da parte di FS nei confronti del Ministero delle infrastrutture dei trasporti in merito allo stato di attuazione di tali opere e misure.
Secondo le proiezioni contenute nelle previsioni economiche di autunno 2020 pubblicate il 5 novembre scorso dalla Commissione europea, l’economia dell’area dell’euro dovrebbe subire nel 2020 una contrazione del 7,8%, per poi riprendere a crescere del 4,2% nel 2021 e del 3% nel 2022. Per quanto riguarda, più in generale, l’economia dell’Unione europea (UE) dovrebbe contrarsi in misura pari al 7,4% nel 2020, per poi crescere, in linea con l’area dell’euro, del 4,1% nel 2021 e del 3% nel 2022. Rispetto alle previsioni di questa estate, la proiezione è leggermente più ottimistica per il 2020 e leggermente più pessimistica per il 2021, sia per l’area dell’euro che per l’Unione europea. Ad ogni modo, in base a queste proiezioni, nel 2022 il livello della produzione non sarà ancora ritornato a quello precedente alla pandemia. Dopo una forte flessione nella prima metà del 2020, nel terzo trimestre il PIL è aumentato del 12,5%, rispetto al periodo precedente. Tuttavia, a seguito della seconda ondata di pandemia, nell’area dell’euro è atteso un nuovo calo della produzione.
Per quanto riguarda il tasso di disoccupazione, nell’area euro è previsto un aumento: dal 7,5% nel 2019, all’8,3% nel 2020, al 9,4% nel 2021. Si prevede una riduzione soltanto a partire dal 2022 ( stima dell’8,9%). Nell’area UE il tasso di disoccupazione è previsto aumentare dal 6,7% nel 2019 al 7,7% nel 2020, e quindi all’8,6% nel 2021, prima di ridursi all’8% nel 2022.
Il deficit pubblico aggregato dei paesi dell’area euro è previsto aumentare dallo 0,6% del PIL nel 2019 a circa l’8,8% nel 2020, per poi ridursi al 6,4% nel 2021 e quindi al 4,7% nel 2022. Corrispondentemente, il debito pubblico aggregato dell’area dell’euro è proiettato in aumento dall’85,9% del PIL nel 2019 al 101,7% nel 2020, 102,3% nel 2021 e 102,6% nel 2022. Nello scenario di base delle proiezioni macroeconomiche di dicembre 2020 formulate dagli esperti dell’Eurosistema per l’area dell’euro, la crescita annua del PIL in termini reali sarà pari al -7,3% nel 2020, al 3,9% nel 2021, al 4,2% nel 2022 e al 2,1% nel 2023.
Per contrastare gli effetti della pandemia, la Commissione europea, nell’ambito del Quadro temporaneo per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell’economia nell’attuale emergenza Covid-19, adottato il 19 marzo scorso, ha sospeso temporaneamente la disciplina degli aiuti di Stato. Con l’ultima modifica la sospensione è stata prorogata fino al 30 giugno 2021, ad eccezione degli aiuti finalizzati a consentire msure di ricapitalizzazione, la cui proroga è estesa fino al 30 settembre 2021.
Dall’inizio della pandemia all’Italia sono stati autorizzati 30 regimi di aiuti a norma del Quadro temporaneo. Le ultime autorizzazioni di dicembre, riguardano:
Lo scorso 22 dicembre, con decisione SA.59029 (ancora non pubblica), la Commissione europea ha approvato un regime italiano da 130 milioni di euro volto a sostenere le compagnie aeree per i danni subiti a causa della pandemia di COVID-19. Esso assumerà la forma di sovvenzioni dirette. Prevede inoltre un meccanismo di recupero in base al quale qualora il sostegno superasse i danni effettivamente subiti dovrà essere restituito allo Stato.
Il 17 dicembre, con decisione SA.59992, è stato approvato un altro regime di aiuti, per un valore di 370 milioni di euro a favore delle imprese attive nel settore dei congressi e delle fiere. Il regime è rivolto a tali imprese, nonché a fornitori di logistica, trasporti e costruttori di stand che realizzano oltre il 50% del fatturato da fiere e convegni. Gli aiuti sono rivolti alle aziende che hanno subito una riduzione del fatturato a causa della cancellazione o del rinvio di almeno un evento a causa dell’epidemia di coronavirus tra il 23 febbraio e il 30 settembre 2020.
Il 15 dicembre, con decisione SA 59827, la Commissione europea ha autorizzato una modifica del regime di aiuti da 9 miliardi di euro approvato il 21 maggio scorso con decisione SA 57021. Il regime è volto a sostenere le imprese a coprire il capitale circolante immediato, esigenze di investimento e costi fissi, nonché a promuovere la ricerca e la produzione di prodotti attinenti al coronavirus e ad aiutare i lavoratori dipendenti a conservare il lavoro.
L’11 dicembre, con decisione SA 59978, è stata autorizzata la modifica del regime di aiuti approvato il 21 aprile scorso, in base al quale viene fornito sostegno alle piccole e medie imprese operanti nei settori dell’agricoltura, della silvicoltura, della pesca e dell’acquacoltura nel contesto della pandemia di coronavirus (si veda la decisione SA 57068 nonché la Nota UE n. 44/5). Gli aiuti, per un totale di 100 milioni di euro, consistono in garanzie di Stato sui prestiti per gli investimenti e per il capitale di esercizio nonché sovvenzioni dirette sotto forma di rinuncia alla commissione applicabile alle garanzie concesse.
Il 16 dicembre scorso il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva il Bilancio UE 2021/27. Rispetto all’accordo trovato nell’ambito del Consiglio europeo del 10-11 dicembe tra i Capi di Stato e di Governo dei 27, il Parlamento è riuscito ad ottenere uno stanziamento di ulteriori 15 miliardi destinai ai c.d. “programmi faro” della UE, tra cui Orizzonte Europa, Erasmus+, Frontex, InvestEU, Diritti e Valori, Europa creativa, Aiuto umanitario e NDICI. Nello specifico, 11 miliardi saranno prelevati principalmente da importi corrispondenti a mute per la concorronza, mentre i restanti 4 miliardi saranno finanziati da riassegnazioni di fondi all’interno del QFP.
In base a quanto detto, il massimale complessivo del QFP passa da 1.074,3 miliardi di euro (fissati dal Consiglio) a 1.085,3 miliarid di euro. Infine, è stato stanziato un ulteriore miliardo, da accontare per far fronte ad eventuali esigenze o crisi future. Sempre nell’ambito dell’approvazione del Quadro Finanzanzio Pluriennale, il Parlamento, il 17 dicembre, ha approvato una una Risoluzione che fa riferimento alle condizionalità dello stato di diritto e alle risorse proprie della UE. Il Parlamento ha, inoltre, approvato il bilancio generale per il 2021 che, in base all’accordo raggiunto nel Consiglio europeo, prevede 164,3 miliardi di euro di stanziamenti e 166,1 miliardi distnziamenti di pagaento, nonchè un maggiore sostegno ai principali programmi della UE che creano posti di lavoro, affrontano le ricadute della pandemia e stimolan l’azione per il clima.
E’ stato altresì votato l’Accordo interistituzionale sulla disciplina di bilancio, cooperazione in materia di bilancio e sana gestione finanziaria, nonchè la tabella di marcia per l’adozione di nuove risorse proprie, che permetterà alla Commissione di contrarre prestiti sui mercati ( per finanziare le misure del NGEU), nonchè di introdurre nuove risorse proprie della UE ( che serviranno epr ripagare i debiti contratti). Riguardo al nuovo sistema di risorse proprie,il Consiglio europeo ha adottato la Decisione 2020/2053 del 14 dicembre, che dovrà essere sottoposta alle rarifiche nazionali.
Il nuovo Bilancio della UE (QFP) prevede lo stanziamento di una spesa per il periodo 2021-2027 di 1.840,3 miliardi di euro, di cui: 1.090,3 miliardi di euro fanno riferimento al Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) 2021/27; 750 miliardi di euro del nuovo strumento del Next Generation EU (NGEU), destinati a programmi per la ripresa economica e sociale per far fronte alle conseguenze della crisi COVID-19.
Nello specifico le risorse del NGEU, sono suddivide in 390 miliardi in sovvenzioni e 360 miliardi in prestiti, suddivise in sette programmi: 1) Recovery Fund (Dispositivo per la ripresa e la resilienza): 672,5 miliardi di euro; 2)REACT-EU: 47,5 miliardi di euro; 3)Orizzonte Europa: 5 miliardi di euro; 4)InvestEU: 5,6 miliardi di euro; 5)Sviluppo rurale: 7,5 miliardi di euro;6)Fondo per una transizione giusta: 10 miliardi di euro; 7)RescEU: 1,9 miliardi di euro.
La spesa per finanziare il bilancio UE sarà coperta dall’introduzione di nuove risorse proprie della Ue e dai prestiti sui mercati dei capitali da parte della Commissione, così come definita nella Decisione del Consiglio 2020/2053, che dovrà essere ratificata a livello nazionale da tutti i 27 Paesi UE.
Insieme al nuovo bilancio dell’UE, integrato dal NGEU, sono previsti 3 ulteriori strumenti per un totale di ulteriori 540 miliardi di euro: 1) lo SURE, per il sostegno temporaneo alla disoccupazione 2) il Fondo di garanzia paneuropeo del gruppo BEI 3) il MES. Considerate queste nuove misure il totale del Pacchetto di risorse ammonta a 2.380,3 miliardi di euro.
Gli Stati membri dovranno predisporre dei Piani nazionali per la ripresa e la resilienza (PNRR- Recovery and Resilience Plan), sulla base di quanto sarà disposto nel Regolamento UE. Il termine per la presentazione formale dei PNRR è fissato al 30 aprile 2021. I Piani saranno valutati dalla Commissione europea entro due mesi dalla presentazione, poi approvati in via definitiva dal Consiglio europeo a maggioranza qualificata, entro 4 settimane dalla proposta della Commissione. Lo scorso 18 dicembre 2020 è stato raggiunto un accordo provvisorio tra la Presidenza di turno tedesca del Consiglio ed il PE sulla proposta di Regolamento che istituisce un dispositivo per la ripresa e la resilienza (COM(2020) 408). L’accordo dovrà quindi essere sottoposto alle due istituzioni per l’approvazione. Tra le novità introdotte in sede di negoziazione, si segnalano l’aumento della quota di pre-finanziamento al 13 per cento del contributo finanziario e la previsione di un regolare “dialogo di ripresa e resilienza” che coinvolga il Parlamento europeo.
Il 70% delle sovvenzioni dovrà essere impegnato nel 2021 e nel 2022, mentre il 30% verrà impegnato nel 2023. Gli impegni giuridici devono essere contratti entro il 31 dicembre 2023 e i relativi pagamenti effettuati entro il 31 dicembre 2026. La restituzione dei prestiti inizierà a partire dal 1° gennaio 2027 con termine fissato al 31 dicembre 2058. L’ammontare massimo di capitale annuo, potenzialmente restituibile, è stato fissato a 29,25 miliardi di euro.
A seguito della valutazione positiva del PNRR, la Commissione provvederà all’erogazione del pre-finanziamento (corrispondente al 13% delle risorse del Piano). Gli ulteriori pagamenti avverranno a cadenza semestrale, e saranno subordinati al raggiungimento di pertinenti traguardi intermedi e finali. In caso di gravi scostamenti dal soddisfacente conseguimento dei pertinenti target intermedi e finali, verrà attivata la procedura che è stata definita “freno d’emergenza”: ogni Stato membro potrà infatti opporsi all’ulteriore emanazione di pagamenti e chiedere una pronuncia del Consiglio europeo.
Secondo le Linee Guida predisposte dalla UE i progetti devono indicare le tappe e obiettivi specifici, misurabili, raggiungili, realistici e con scadenze precise.
Nello specifico, il Piano deve essere suddiviso in componenti separate, per ognuna delle quali è necessario dettagliare gli investimenti, i contributi previsti, i relativi traguardi, obiettivi e tempistiche, il loro finanziamento e costo. Inoltre, è necessario spiegare in che in che modo ogni investimento e riforma contribuisce all’obiettivo di dedicare almeno il 37% delle spese per gli obiettivi climatici e il 20% per il digitale.
Il raggiungimento dei target intermedi e finali definiti nel cronoprogramma sono necessari per richiedere i pagamenti semestrali alla Commissione. Il mancato raggiungimento dei target, preclude gli esborsi da parte della EU e potrebbe fare innescare la procedura del freno di emergenza.
Inoltre, il Piano deve essere coerente con le priorità individuate nel contesto del Semestre europeo, con gli accordi di partenariato e i programmi che saranno adottati nell’ambito della legislazione settoriale relativa ai fondi dell’Unione.
Inoltre, gli Stati membri sono chiamati a garantire la capacità amministrativa necessaria per assicurare che le riforme e gli investimenti procedano come pianificato, nonché sono tenuti a descrivere i loro sistemi nazionali di gestione e controllo e gli organismi correlati istituiti e sufficientemente solidi da fornire garanzie sull’attendibilità dei target intermedi e finali, meccanismi di controllo, e garanzia di una sana gestione finanziaria.
La Commissione conclude accordi di acquisto preliminare con i produttori di vaccini per conto degli Stati membri e finanzia una parte dei costi iniziali sostenuti dai produttori di vaccini, ricorrendo allo strumento per il sostegno dell’emergenza, che è pari a 2,7 iliardi di euro. Questo finanziamento è considerato un acconto sui vaccini che saranno effettivamente acquistati dagli Stati membri. Il 21 dicembre, la Commissione europea, a seguito del via libera dell’EMA, ha concesso l’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata per il vaccino sviluppato da BioNTech-Pfizer, il primo vaccino anti COVID-19 autorizzato nella UE. Le dosi del vaccino sono messe a disposizoone di tutti gli Stati membri allo stesso memento e alle stesse condizioni. Le prime dosi sono state consegnate il 26 dicembre. La Commissione ha reso noto che entro settembre 2021 dovrebbe essere completata la distribuzione di 200 milioni di dosi.
Nel quadro della “Strategia UE per i vaccini contro il COVID-19” dello scorso 17 giugno, ad oggi la Ue ha firmato contratti di fornitura di vaccini con la BionNTech-Pfizer, con AstraZeneca, con Sanofi-GSK, con Johnson & Johnson -Janssen Pharmaceutica NV, con CureVac e con Moderna. Inoltre, il 17 dicembre la Commissione ha concluso i colloqui esplorativi con la società farmaceutica Novavax per l’acquisto di un potenziale vaccino anti Covid a subunità proteica, che è già nella fase 3 della sperimentazione clinica.
Negli ultimi 25 anni l’Italia non ha mai superato il 2% di crescita annua e, dal 2000 al 2019 la crescita media è stata dello 0,4%. A partire dal 2000 il Pil francese è aumentato del 32%, quello tedesco del 30,6%, quello spagnolo del 43,4%. Nello stesso periodo il Pil italiano è cresciuto del cresciuto soltanto del 7,7%. Anche il rapporto nazionale tra investimenti e Pil è calato rispetto al 2007 di circa il 4%, mentre altri Paesi hanno ampiamente recuperato il gap generato dalla crisi finanziaria globale del 2008. Più in generale, nel decennio 2009/2019, in Italia la spesa pubblica per gli investimenti è scesa dal 3,7% al 2,2% del Pil, mentre la media europea è diminuita dal 3,7% al 3% ( dati BEI)
Dall’inizio della pandemia la UE ha concesso all’Italia la modifica di 2 programmi operativi relativi alla politica di coesione, per un totale di 5,3 miliardi di euro. Le modifiche riguardano:
1.Il programma nazionale operativo “Città Metropolitane”, per il quale è stato portato temporaneamente al 100% il tasso di cofinanziamento della UE;
2.Il programma operativo nazionale “Ricerca e Innovazione”, la cui modifica consentirà di reindirizzare i fondi a sostegno della sanità e dell’istruzione, con la possibilità di proroga di due mesi delle borse di studio per dottorandi e student vulnerabili.
A seguito della pandemia, e in controtendenza rispetto al periodo pre-Covid, la UE prevede un sensibile incremento dei crediti deteriorati Secondo il recente Risk Dashboard relativo al secondo trimestre 2020 dell’Autorità bancaria europea, il volume dei crediti deteriorati ha registrato un lieve rialzo nell’ultimo trimestre: a giugno 2020 lo stock complessivo nell’UE sarebbe salito a 526,3 miliardi di euro, dai 522,8 miliardi di fine marzo. leggi di più…
Il 3 dicembre scorso la Commissione europea ha inviato una lettera di costituzione in mora all’Italia in merito al rilascio delle autorizzazioni balneari. Già nella sentenza del 14 luglio 2016 la Corte di Giustizia UE aveva stabilito che la proroga automatica delle autorizzazioni vigenti prevista nella normativa italiana era incompatibile con diritto della UE. L’Italia non solo non ha dato seguito alla sentenza della Corte, ma ha altresì prorogato ulteriormente le autorizzazioni vigenti fino al 2033, vietando alle autorità locali di avviare o proseguire i procedimenti pubblici di selezione per l’assegnazione di concessioni in scadenza. L’Italia dispone adesso di due mesi per rispondere alle argomentazioni sollevate dalla Commissione.
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