La Turchia sta diventando sempre di più un interlocutore indispensabile per risolvere alcuni dossier spinosi che riguardano la situazione nel Medio Oriente allargato. L’Italia questo lo ha capito, e infatti nelle ultime settimane la “questione Turchia” è in cima all’agenda della politica estera italiana. Ieri il Ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, ha incontrato ad Ankara il suo omologo turco, il generale Hulusi Akar. Un incontro che è stato preceduto di sole tre settimane dal viaggio in Turchia del Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. Inoltre, lo scorso martedì 7 luglio, l’Ambasciatore della Repubblica della Turchia in Italia, S.E. Murat Salim Esenli, è stato audito presso la Commissione Esteri del Senato. In questa puntata il dott. Antonio Albanese e la dr.ssa Graziella Giangiulio, rispettivamente direttore e codirettrice di AGC Communication, hanno compiutamente analizzato le mosse italiane nei confronti della Turchia, tra interessi in gioco e obiettivi da raggiungere. La partita, infatti, si gioca su più fronti. Oltre alla situazione libica, c’è la questione che riguarda Cipro che, suo malgrado, si trova ad essere diventata la “capitale del gas” nel Mediterraneo. In questo settore gli interessi che ruotano attorno al gasdotto Estmed, sono enormi. Interessi che possono unire i diversi contendenti attraverso il conseguimento di vantaggi comuni, oppure creare pericolosi conflitti. A preoccupare, inoltre, sono i rapporti tra la Turchia e la Russia. I turchi considerano da sempre l’Italia un interlocutore privilegiato, tra i Paesi europei. Continuerà ad essere così? Questo dipenderà molto da come la nostra politica riuscirà a condurre questa battaglia diplomatica e, soprattutto, dalla capacità dell’interlocutore italiano di “parlare una sola lingua”, dal momento che non sempre le posizioni dei due partiti di maggioranza al Governo si trovano a convergere. Non si tratta di una questione di poco conto, dal momento che le decisione che verranno prese andranno a modificare gli equilibri nel Mediterraneo: politici ed economici. Il Governo di Erdogan è pienamente consapevole della posta in gioco, tant’è che la visita del nostro Ministro della Difesa ad Ankara ha avuto molta visibilità mediatica in Turchia. Peccato che per i media nostrani la notizia non sia stata degna di attenzione. Troppo impegnato il nostro Paese a parlare delle concessioni autostradali, della riapertura delle scuole e dello smart working, per preoccuparsi di questioni internazionali. Come si dice quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito.
