Il dibattito sullo stato di emergenza, che si è definito questa settimana con la proroga dello stesso fino a 15 di ottobre, è stato affrontato prevalentemente nella sua dimensione politica, per capirci nella contrapposizione tra le ragioni della maggioranza da una parte e quelle delle opposizioni dall’altra. Scarsa attenzione, invece, è stata riservata alla disamina degli effetti dell’emergenza ai fini della tenuta delle Istituzioni democratiche.
In questo ambito è di particolare interesse il Rapporto sulla legislazione 2019/2020 presentato, lo scorso martedì 28 luglio, dal Comitato per la Legislazione della Camera dei deputati. Tra l’altro, in pochi sanno che il Parlamento ha potuto discutere della proroga dello Stato di emergenza in ragione di un Ordine del Giorno elaborato dal Comitato per la Legislazione della Camera, che ha impegnato il Governo a riferire alle Camere in caso di una eventuale proroga dell’emergenza. Diversamente l’Esecutivo avrebbe provveduto con delibera del Presidente del Consiglio.
Nel merito della questione, il Rapporto ha messo in evidenza come l’operato del Governo durante l’emergenza Covid-19 abbia ulteriormente alterato gli equilibri costituzionali e prodotto una legislazione confliggente, e non in grado di assolvere in maniera compiuta agli obiettivi che i decreti avrebbero dovuto perseguire.
Al riguardo, ci forniscono degli esempi eclatanti l’abitudine di abrogare norme di un decreto-legge in fase di conversione mediante un altro decreto-legge. Il decreto Liquidità ha abrogato ben 5 disposizioni del decreto Cura Italia, così come il decreto Rilancio ha abrogato tre disposizioni del decreto Liquidità. Un sistema che, oltretutto, crea dei problemi interpretativi sulle singole disposizioni, dacché che le norme dei decreti-legge dispiegano i loro effetti dal momento della pubblicazione in GU. Per non parlare della “mole” inedita dei decreti, che da un’analisi del Comitato non ha precedenti: dai 171 articoli del decreto Cura Italia, ai 344 del decreto Rilancio.
E’ stato altresì alterato il sistema delle fonti, laddove un decreto del Ministro dell’Economia ( fonte regolamentare) si è arrogato il potere di rimodulare le autorizzazioni di spesa autorizzate da una legge (fonte primaria). Se ciò non bastasse, l’emergenza ha ulteriormente minato l’impianto del bicameralismo su sui è fondato il nostro sistema parlamentare.
Il Rapporto ha anche messo in evidenza come durante la fase di emergenza il bicameralismo sia stato superato da un “monocameralismo casuale e alternato”, in base al quale una Camera discuteva e modificava i decreti, mentre l’altra si accontentava di ratificarli. Stesso discorso si può applicare alla discussione degli emendamenti, che senza le relazioni tecniche (che sono in mano al Governo) non hanno modo di essere adeguatamente sottoposti al vaglio del Parlamento.
Va fatta una dovuta precisazione. Si tratta di “patologie” di cui il nostro sistema democratico soffre ormai da diverso tempo. Sarebbe ingeneroso imputare tutti i mali della nostra democrazia a questo Governo. E’ un fatto però che la legislazione emergenziale abbia ulteriormente accentuato questi aspetti.
Quel che è certo, è che la politica dovrebbe aprire sulla questione una chiara e trasparente discussione. Ci conforta constatare che il dibattito per la salvaguardia della prima istituzione democratica del nostro ordinamento costituzionale, qual è il Parlamento, non sia ostacolato dalle contrapposizioni di partito. In quest’epoca più che mai abbiamo bisogno di una politica lungimirante, animata dalla ricerca del “bene comune”. In questo senso le Istituzioni rappresentano le “fondamenta” della nostra società. Del resto, il 15 ottobre verrà meno lo stato di emergenza, le criticità di cui soffre la nostra democrazia rimarranno ancora lì, in attesa di essere risolte.
In questo video, la sintesi della presentazione del Rapporto sulla Legislazione del 28 luglio 2020, con gli interventi del vicepresidente della Camera dei deputati, Ettore Rosato, la presidente del Comitato, Maura Tomasi, e il vicepresidente dello stesso, Stefano Ceccanti.